Mi piacerebbe fare il libraio di professione? Tutto sommato direi di no.
Così nel 1936 si domandava e si rispondeva George Orwell, dopo aver soppesato pro e contro. Così non pensa, tutto sommato e dopo aver anche lui soppesato pro e contro, Shaun Bythell, che una libreria se l'è praticamente inventata, in un villaggio di pescatori della Scozia.
Una scelta di vita, certamente. Aggiungerei, è ovv io, una scelta di vita decisamente coraggiosa, se non temeraria. Fatto sta che Shaun Bythell rimpianti non sembra proprio coltivarli. Non fosse altro che una libreria - anche una libreria in un posto sperduto - è sempre un ottimo punto di osservazione per guardare il mondo - e la varia umanità che lo popola - nonché per raccontarlo. Che è quanto fa Shaun in un libro delizioso e raccomandabile.
Una vita da libraio (Einaudi, Stile Libero) è senz'altro il diario di un mestiere che resiste, malgrado tutti i profeti di sventura. E siccome, come è noto, trovo irresistibili i libri sui libri, non potevo farmelo mancare. Ma c'è di più in queste pagine: un commedia umana senza presunzioni, condita di humour scozzese, parecchi luoghi comuni presi di petto e sbriciolati, le molte storie di una piccola comunità che un libraio riprende e riferisce come si farebbe al pub, magari un pub col camino acceso.
Lo stereotipo del libraio insofferente, intollerante e misantropo? Quello è l'unico che Shaun non si sente di contestare. Un po', ammette, ci si riconosce davvero. Certo è uno che dice pane al pane. Magari in faccia ai molti che reputano che il libraio non lavori ma a suo modo passi piacevolmente il tempo. O che, vai a sapere in virtù di quale ragionamento, una libreria possa vivere d'aria.
Le persone davvero interessate ai libri sono rare - dice - ma coloro che pensano di esserlo sono molto più numerose.... il modo più sicuro per identificarli è che mai, nemmeno una volta, ne comprano uno.
Amazon che pare una battaglia persa, infinite situazioni surreali, conti che a fine mese non tornano quasi mai. Perché non suggerire a Shaun di cambiare vita?
Eppure, se qualcuno mi chiedesse cosa vorrei cambiare, la risposta sarebbe: niente.
Risposta sbrigativa, perchè non c'è tempo da perdere, con tutte le avventure che girano intorno a uno sgabello e tra gli scaffali. Un chilometro e mezzo di libri e un mondo che non finisce più.
Così nel 1936 si domandava e si rispondeva George Orwell, dopo aver soppesato pro e contro. Così non pensa, tutto sommato e dopo aver anche lui soppesato pro e contro, Shaun Bythell, che una libreria se l'è praticamente inventata, in un villaggio di pescatori della Scozia.
Una scelta di vita, certamente. Aggiungerei, è ovv io, una scelta di vita decisamente coraggiosa, se non temeraria. Fatto sta che Shaun Bythell rimpianti non sembra proprio coltivarli. Non fosse altro che una libreria - anche una libreria in un posto sperduto - è sempre un ottimo punto di osservazione per guardare il mondo - e la varia umanità che lo popola - nonché per raccontarlo. Che è quanto fa Shaun in un libro delizioso e raccomandabile.
Una vita da libraio (Einaudi, Stile Libero) è senz'altro il diario di un mestiere che resiste, malgrado tutti i profeti di sventura. E siccome, come è noto, trovo irresistibili i libri sui libri, non potevo farmelo mancare. Ma c'è di più in queste pagine: un commedia umana senza presunzioni, condita di humour scozzese, parecchi luoghi comuni presi di petto e sbriciolati, le molte storie di una piccola comunità che un libraio riprende e riferisce come si farebbe al pub, magari un pub col camino acceso.
Lo stereotipo del libraio insofferente, intollerante e misantropo? Quello è l'unico che Shaun non si sente di contestare. Un po', ammette, ci si riconosce davvero. Certo è uno che dice pane al pane. Magari in faccia ai molti che reputano che il libraio non lavori ma a suo modo passi piacevolmente il tempo. O che, vai a sapere in virtù di quale ragionamento, una libreria possa vivere d'aria.
Le persone davvero interessate ai libri sono rare - dice - ma coloro che pensano di esserlo sono molto più numerose.... il modo più sicuro per identificarli è che mai, nemmeno una volta, ne comprano uno.
Amazon che pare una battaglia persa, infinite situazioni surreali, conti che a fine mese non tornano quasi mai. Perché non suggerire a Shaun di cambiare vita?
Eppure, se qualcuno mi chiedesse cosa vorrei cambiare, la risposta sarebbe: niente.
Risposta sbrigativa, perchè non c'è tempo da perdere, con tutte le avventure che girano intorno a uno sgabello e tra gli scaffali. Un chilometro e mezzo di libri e un mondo che non finisce più.
Ma ci credi che lo sto leggendo da un secolo e non riesco a terminarlo? Eppure ero partita speditissima. Mi stavo anche divertendo (rientro nella tremenda categoria di quelli che adorano i libri che parlano di libri). Poi l'ho interrotto per una qualche ragione e niente... non riesco a riprenderlo...
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