Non è vero che siano insensibili, non è vero che non sappiamo comunicare, non è vero che non abbiano una vita sociale. Più vado avanti a leggere libri sulle piante, più mi vengono meno certezze che si rivelano essere solo luoghi comuni. E capisco che quel poco che ne sapevo era in gran parte sbagliato. Allo stesso modo dei più di noi, del resto.
Devo essere in buona compagnia anche per quanto riguarda l'ultima delle certezze, quella su cui avrei scommesso a occhi chiusi. Almeno questo, ne ero convinto, sarà vero: a fare la differenza tra gli animali e le piante è che i primi possono muoversi, le seconde no, sono radicate in un posto, condannate a quel posto.
Ed ecco che arriva un libro a sgretolare, fin dal titolo, l'ultima certezza: L'incredibile viaggio delle mappe (Laterza). Lo ha scritto Stefano Mancuso, uomo di scienza e, nella circostanza, anche splendido narratore, vorre dire affabulatore.
E' un libro anche bello da sfogliare, da guardare, da tenere in vista, grazie agli acquerelli di Grisha Fisher. Però è soprattutto un libro che spiazza. Le piante non sono affatto immobili - ci spiega Mancuso - Si muovono molto, ma con tempi più lunghi. Quello che le piante non possono fare non è muoversi, ma spostarsi, almeno nel corso della loro vita.
E allora, eccole, le storie di piante, che generazione dopo generazione, hanno attraversato i mari, conquistato le terre più lontane, occupato le aree più impervie, invaso interi continenti, senza lasciarsi piegare dalle peggiori catastrofi o dai crimini dell'umanità, per esempio le atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Storie di piante, appunto: ma che potrebbero essere storie di pionieri, di fuggitivi, di reduci, di eremiti. Di resistenti, anche: e si capisce che Mancuso è persona a cui tutto questo piace e molto.
Devo essere in buona compagnia anche per quanto riguarda l'ultima delle certezze, quella su cui avrei scommesso a occhi chiusi. Almeno questo, ne ero convinto, sarà vero: a fare la differenza tra gli animali e le piante è che i primi possono muoversi, le seconde no, sono radicate in un posto, condannate a quel posto.
Ed ecco che arriva un libro a sgretolare, fin dal titolo, l'ultima certezza: L'incredibile viaggio delle mappe (Laterza). Lo ha scritto Stefano Mancuso, uomo di scienza e, nella circostanza, anche splendido narratore, vorre dire affabulatore.
E' un libro anche bello da sfogliare, da guardare, da tenere in vista, grazie agli acquerelli di Grisha Fisher. Però è soprattutto un libro che spiazza. Le piante non sono affatto immobili - ci spiega Mancuso - Si muovono molto, ma con tempi più lunghi. Quello che le piante non possono fare non è muoversi, ma spostarsi, almeno nel corso della loro vita.
E allora, eccole, le storie di piante, che generazione dopo generazione, hanno attraversato i mari, conquistato le terre più lontane, occupato le aree più impervie, invaso interi continenti, senza lasciarsi piegare dalle peggiori catastrofi o dai crimini dell'umanità, per esempio le atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Storie di piante, appunto: ma che potrebbero essere storie di pionieri, di fuggitivi, di reduci, di eremiti. Di resistenti, anche: e si capisce che Mancuso è persona a cui tutto questo piace e molto.
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