E dunque, da dove cominciare? Forse dai tre anziani fratelli che nel giro di pochi mesi scompaiono uno dopo l'altro, tanto da destare il mormorio della gente, perché uno va bene, due anche, ma tre non può essere più un caso. Oppure dalla figura di Saverio, giornalista come credo di aver conosciuto in diverse redazioni locali, spezzatino di talento, di amore per la professione e disillusione, se non altro lui prova a esorcizzare la routine di una vita con le complicazioni - e quali complicazioni - dei sentimenti. O forse, ancora, da un intero paese dell'Appennino tosco-emiliano, con le sue storie sedimentate nel tempo, le memorie che non sono mai univoche, gli intrecci di interessi e relazioni, il fluire incessante di pettegolezzi, confidenze, illazioni.
Non so bene da dove cominciare, per parlarvi de L'ultimo dei Santi di Marisa Salabelle, e credo che questo sia già un buon inizio, vuol dire richiamare la ricchezza del libro, con i suoi molteplici spunti e possibili piani di lettura. Un giallo, sì, certamente: ma un libro, un bel libro, soffre se chiuso dentro una definizione di genere.
Ne L'ultimo dei Santi ci sono misteri, investigatori, indagini, una trama che si scioglierà in modo imprevedibile. Però non è un caso che sia stato scelto per aprire la collana Appenninica, curata dal sottoscritto e da Marino Magliani per la casa editrice Tarka.
Perché dentro ci sono i colori e gli odori dell'Appennino, perché dell'Appennino c'è la gente, perché persino il paese di Tetti, per chi frequenta i posti, diciamo, tra Pistoia e Porretta Terme, è posto che esiste e si riconosce. Perché Marisa ci racconta cos'è stata questa montagna non troppo tempo fa, ancora nel secondo dopoguerra, e cosa è oggi: sempre più marginale, abbandonata, incerta sul suo futuro.
Ma chissà, forse sarà anche grazie a libri come questi, buone storie per buone penne, che riusciremo a immaginarci un futuro per la nostra montagna.
Ne L'ultimo dei Santi ci sono misteri, investigatori, indagini, una trama che si scioglierà in modo imprevedibile. Però non è un caso che sia stato scelto per aprire la collana Appenninica, curata dal sottoscritto e da Marino Magliani per la casa editrice Tarka.
Perché dentro ci sono i colori e gli odori dell'Appennino, perché dell'Appennino c'è la gente, perché persino il paese di Tetti, per chi frequenta i posti, diciamo, tra Pistoia e Porretta Terme, è posto che esiste e si riconosce. Perché Marisa ci racconta cos'è stata questa montagna non troppo tempo fa, ancora nel secondo dopoguerra, e cosa è oggi: sempre più marginale, abbandonata, incerta sul suo futuro.
Ma chissà, forse sarà anche grazie a libri come questi, buone storie per buone penne, che riusciremo a immaginarci un futuro per la nostra montagna.
Invito a leggere il testo
RispondiEliminaLA QUARTA DIMENSIONE & L’UNIVERSO NASCOSTO
Qui si può scaricare gratis
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