L'autunno è un irruzione della natura che pare consolare la terra per ciò che le accadrà.
Così dice Duccio Demetrio in Foliage. Vagabondare in autunno (Raffaello Cortina editore), un libro che proprio in questi giorni è bello tirare giu dalla libreria e infilare nello zaino, perché ci tenga compagnia in passeggiate per boschi che si incendiano di bellezza, prima che siano spogliati dall'inverno.
Esplosione di colori che è metamorfosi, canto del cigno che già annuncia la rinascita, distacco da ciò che è stato e attesa di ciò che sarà: l'autunno è stagione che saluta e che allo stesso tempo annuncia, stagione esitante, la chiama Duccio Demetrio.
Se la sappiamo ascoltare invita al vagabondaggio prima di ritirarsi nel calore della casa. Se non la trascuriamo vi possiamo cogliere insegnamenti potenti. Solo che dovremmo fare come il Marcovaldo di Italo Calvino, che aveva occhio poco adatto alla vita di città, ma non si lasciava mai sfuggire una foglia che ingialliva su un ramo.
Sono belli gli alberi che prendono i colori e poi si spogliano, assai di più dei sempreverdi che ostentano una durata che è solo inganno. Sono belli e a noi sta di raccoglierne il canto, andandogli incontro.
Nemmeno l'inverno fa paura se a esso ci si avvicina con animo primaverile.
Così dice Duccio Demetrio in Foliage. Vagabondare in autunno (Raffaello Cortina editore), un libro che proprio in questi giorni è bello tirare giu dalla libreria e infilare nello zaino, perché ci tenga compagnia in passeggiate per boschi che si incendiano di bellezza, prima che siano spogliati dall'inverno.
Esplosione di colori che è metamorfosi, canto del cigno che già annuncia la rinascita, distacco da ciò che è stato e attesa di ciò che sarà: l'autunno è stagione che saluta e che allo stesso tempo annuncia, stagione esitante, la chiama Duccio Demetrio.
Se la sappiamo ascoltare invita al vagabondaggio prima di ritirarsi nel calore della casa. Se non la trascuriamo vi possiamo cogliere insegnamenti potenti. Solo che dovremmo fare come il Marcovaldo di Italo Calvino, che aveva occhio poco adatto alla vita di città, ma non si lasciava mai sfuggire una foglia che ingialliva su un ramo.
Sono belli gli alberi che prendono i colori e poi si spogliano, assai di più dei sempreverdi che ostentano una durata che è solo inganno. Sono belli e a noi sta di raccoglierne il canto, andandogli incontro.
Nemmeno l'inverno fa paura se a esso ci si avvicina con animo primaverile.
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