Il tuo rapporto verso le cose è cambiato. Se piove, affermi che piove sul giardino; se splende il sole, non splende cosi semplicemente, ma splende sul giardino; se è notte, ti compiace che il giardino riposi.
Pensare che Karel Capek, scrittore ceco vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, si ricorda a malapena per essere il padre della parola robot. E invece c'è anche questo piccolo libro, pubblicato qualche anno fa da Sellerio, che bisognerebbe tenersi stretti, direi quasi a portata di mano.
Solo apparentemente è un manuale di giardinaggio. Non lasciatevi ingannare, questi articoli pubblicati su un quotidiano di Praga fino ad attraversare tutte le stagioni - non a caso la raccolta si chiama L'anno del giardiniere - è assai di più di questo. Non solo il diario pubblico di un appassionato di giardinaggio, scritto con penna garbata e divertita, dentro c'è una formidabile lezione di vita.
Piccolo formato, grandi insegnamenti: un libro da tenersi vicino perché fa bene, perché capace di consigliare come un amico fidato, perchè può sempre strappare un sorriso.
I giardini - dice proprio all'inizio Capek - si possono creare in diversi modi: il migliore modo è assumere a questo scopo un giardiniere.
Verità lapalissiana riguardo agli esiti, ve lo dice uno sterminatore seriale di piante, in terrazza come nel suo giardinetto. Eppure per niente al mondo chi ci ha provato vorrebbe poi rinunciarci. E' un po' come lo zen e il tiro con l'arco. In ogni movimento c'è un senso, in ogni momento una possibilità di essere veramente noi stessi.
E soprattutto la pratica - non dico l'arte - del giardinaggio ci restituisce al tempo, al suo trascorrere, al suo ripetersi uguale e diverso.
Con la bellezza specifica di ogni stagione. Con la forza della vita che c'è e resiste anche quando sembra cedere alla sua fine.
Che cos'è mai una foglia cadente su questa ricca fioritura autunnale? Ma non vedete che la stanchezza non esiste?
Così è, ci spiega Capek, e gli alberi che si spogliano in autunno sono solo un'illusione ottica. In realtà sono già cosparsi di tutto ciò che si aprirà e si svilupperà in primavera.
Così è la vita. Questo è ciò che ci insegna anche il più umile dei giardini.
Pensare che Karel Capek, scrittore ceco vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, si ricorda a malapena per essere il padre della parola robot. E invece c'è anche questo piccolo libro, pubblicato qualche anno fa da Sellerio, che bisognerebbe tenersi stretti, direi quasi a portata di mano.
Solo apparentemente è un manuale di giardinaggio. Non lasciatevi ingannare, questi articoli pubblicati su un quotidiano di Praga fino ad attraversare tutte le stagioni - non a caso la raccolta si chiama L'anno del giardiniere - è assai di più di questo. Non solo il diario pubblico di un appassionato di giardinaggio, scritto con penna garbata e divertita, dentro c'è una formidabile lezione di vita.
Piccolo formato, grandi insegnamenti: un libro da tenersi vicino perché fa bene, perché capace di consigliare come un amico fidato, perchè può sempre strappare un sorriso.
I giardini - dice proprio all'inizio Capek - si possono creare in diversi modi: il migliore modo è assumere a questo scopo un giardiniere.
Verità lapalissiana riguardo agli esiti, ve lo dice uno sterminatore seriale di piante, in terrazza come nel suo giardinetto. Eppure per niente al mondo chi ci ha provato vorrebbe poi rinunciarci. E' un po' come lo zen e il tiro con l'arco. In ogni movimento c'è un senso, in ogni momento una possibilità di essere veramente noi stessi.
E soprattutto la pratica - non dico l'arte - del giardinaggio ci restituisce al tempo, al suo trascorrere, al suo ripetersi uguale e diverso.
Con la bellezza specifica di ogni stagione. Con la forza della vita che c'è e resiste anche quando sembra cedere alla sua fine.
Che cos'è mai una foglia cadente su questa ricca fioritura autunnale? Ma non vedete che la stanchezza non esiste?
Così è, ci spiega Capek, e gli alberi che si spogliano in autunno sono solo un'illusione ottica. In realtà sono già cosparsi di tutto ciò che si aprirà e si svilupperà in primavera.
Così è la vita. Questo è ciò che ci insegna anche il più umile dei giardini.
Nessun commento:
Posta un commento