L'Odissea dunque non è solo una storia di mariti e mogli, è anche, e forse ancor di più, una storia di padri e figli.
Vero: e il bello è che non riguarda solo i padri e i figli degli Achei, riguarda anche noi, padri e figli che vivono millenni dopo la guerra di Troia e il ritorno degli eroi, ma che sono sempre alle prese con le stesse passioni e gli stessi destini.
Ecco perché può succedere quello che succede a Daniel Mendelsohn, critico letterario e scrittore che io ricordo in particolare per Gli scomparsi, meravigliosa storia di viaggio per ritrovare le proprie radici in luoghi condannati al silenzio.
In Un'Odissea. Un padre, un figlio e un'epopea (Einaudi) David si trova a organizzare un seminario universitario sul poema omerico. E tra gli studenti iscritti, diciottenni o poco più, ecco che sbuca la testa del padre, ottantenne matematico e ricercatore scientifico per niente disposto ad ascoltare in silenzio le lezioni del figlio. "Non capisco perché dovremmo considerarlo un grande eroe" dice il primo di Ulisse. "Sarà un incubo" pensa quest'ultimo già alla fine della prima mattinata e ha le sue ragioni.
Solo che poi succedono molte altre cose: per esempio che il figlio proponga al padre una crociera nel Mediterraneo, nei luoghi del mito, e che il babbo acconsenta. E che il loro viaggiare tra le pagine e sulle rotte marine diventi rivelazione, sorpresa, nuovo inizio.
A volte abbiamo ancora da scoprire il meglio di chi crediamo di conoscere. A volte succede grazie a un libro che parla di storie remote che sono ancora le nostre storie.
Vero: e il bello è che non riguarda solo i padri e i figli degli Achei, riguarda anche noi, padri e figli che vivono millenni dopo la guerra di Troia e il ritorno degli eroi, ma che sono sempre alle prese con le stesse passioni e gli stessi destini.
Ecco perché può succedere quello che succede a Daniel Mendelsohn, critico letterario e scrittore che io ricordo in particolare per Gli scomparsi, meravigliosa storia di viaggio per ritrovare le proprie radici in luoghi condannati al silenzio.
In Un'Odissea. Un padre, un figlio e un'epopea (Einaudi) David si trova a organizzare un seminario universitario sul poema omerico. E tra gli studenti iscritti, diciottenni o poco più, ecco che sbuca la testa del padre, ottantenne matematico e ricercatore scientifico per niente disposto ad ascoltare in silenzio le lezioni del figlio. "Non capisco perché dovremmo considerarlo un grande eroe" dice il primo di Ulisse. "Sarà un incubo" pensa quest'ultimo già alla fine della prima mattinata e ha le sue ragioni.
Solo che poi succedono molte altre cose: per esempio che il figlio proponga al padre una crociera nel Mediterraneo, nei luoghi del mito, e che il babbo acconsenta. E che il loro viaggiare tra le pagine e sulle rotte marine diventi rivelazione, sorpresa, nuovo inizio.
A volte abbiamo ancora da scoprire il meglio di chi crediamo di conoscere. A volte succede grazie a un libro che parla di storie remote che sono ancora le nostre storie.
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