Vi hanno detto che è bene vincere le battaglie?
Io vi assicuro che è anche bene soccombere,
che le battaglie sono perdute nello stesso spirito in cui vengono vinte....
Sono versi di Walt Whitman, tratti da Il canto di me stesso, e sono perfetti come epigrafe di questo libro affascinante e strampalato, buono per tutti i curiosi e gli affamati di storie. Paul Collins lo avevo già incontrato in un altro libro, in cui raccontava la sua esperienza da Hay-on-Wye, la città dei libri del Galles: e avevo capito già da quelle pagine che era un collezionista di singolari traiettorie umane oltre che un ottimo affabulatore.
Lo ritrovo ora con La follia di Banvard (uscito sempre per Adelphi), libro di qualche anno fa ma che aveva destato la mia diffidenza di lettore, per un titolo che un po' ostico è senz'altro.
Non avevo capito che era un libro sulla sconfitta, anzi sugli sconfitti. Meglio sugli sconfitti di genio e talento: gente che meritava, gente che a volte ce l'ha anche fatta, o quasi fatta, solo che è mancato quell'istante, quel dettaglio, quell'ultima tessera del mosaico. Gente che per un momento ha assaporato il successo prima di una caduta ancora più rovinosa. Gente, a volte, che è arrivata troppo presto all'appuntamento con gli eventi e le circostanze.
Non l'avevo capito ma appena ci sono arrivato in queste pagine mi nsono immerso. E fino alla fine non l'ho mollato più.
Io vi assicuro che è anche bene soccombere,
che le battaglie sono perdute nello stesso spirito in cui vengono vinte....
Sono versi di Walt Whitman, tratti da Il canto di me stesso, e sono perfetti come epigrafe di questo libro affascinante e strampalato, buono per tutti i curiosi e gli affamati di storie. Paul Collins lo avevo già incontrato in un altro libro, in cui raccontava la sua esperienza da Hay-on-Wye, la città dei libri del Galles: e avevo capito già da quelle pagine che era un collezionista di singolari traiettorie umane oltre che un ottimo affabulatore.
Lo ritrovo ora con La follia di Banvard (uscito sempre per Adelphi), libro di qualche anno fa ma che aveva destato la mia diffidenza di lettore, per un titolo che un po' ostico è senz'altro.
Non avevo capito che era un libro sulla sconfitta, anzi sugli sconfitti. Meglio sugli sconfitti di genio e talento: gente che meritava, gente che a volte ce l'ha anche fatta, o quasi fatta, solo che è mancato quell'istante, quel dettaglio, quell'ultima tessera del mosaico. Gente che per un momento ha assaporato il successo prima di una caduta ancora più rovinosa. Gente, a volte, che è arrivata troppo presto all'appuntamento con gli eventi e le circostanze.
Non l'avevo capito ma appena ci sono arrivato in queste pagine mi nsono immerso. E fino alla fine non l'ho mollato più.
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