Perché la Natura fa ogni giorno del suo meglio per farci stare bene. Esiste per questo. Non cercate di resisterle.
Forse il succo - intendo di questo straordinario libretto, non dei mirtilli del titolo - è tutto qui: e si capisce subito che è un succo salutare, che è bene tenere sempre a portata di mano. Provare per credere. E se non sapete quanto sia bello andare a raccogliere i frutti di boschi, intanto sperimentate queste pagine.
Da anni torno a Henry David Thoreau, in lui cerco consiglio e ispirazione, comunque un occhio diverso e migliore per considerare la mia vita di città, la velocità e gli ingorghi dei miei giorni, gli eccessi e le presunzioni della società cui appartengo. Tante volte ho provato a immaginarmi suo compagno di cammino, nell'immensità di un bosco o sulle sponde di un lago. Però un'opera come questa - Mirtilli o l'importanza delle piccole cose (Lindau editore) - non l'avevo ancora scovata. Ancora più sorprendente, perché da essa non è che mi aspettassi molto.
Invece in questa ottantina di pagine o poco più Thoreau è riuscito a spiazzarmi, non con le sue idee, ma con il suo modo di consegnarmele. Partendo da ciò che è piccolo - apparentemente trascurabile - per poi spalancarmi una straordinaria visione del mondo che è anche il mio - diciamo discretamente peggiorato in diverse delle tendenze che Thoreau già individua e denuncia.
All'inizio anche questo libretto sembra trascurabile: una dissertazione sui mirtilli che negli Stati Uniti crescono ovunque, con tanto di osservazioni sulle varie specie. Come parlare di funghi a una società micologica. Ma poi lo scenario muta nel giro di poco, Thoreau è l'atleta che all'inizio risparmia le forze per allungare alla prima distrazione altrui.
Ecco, comincia: e già acquista un altro passo quando parla dell'amore per i mirtilli dei popoli indiani, di come li usano per alimentarsi, di come sono entrati nel loro immaginario - pare che alcuni di loro pensino a un paradiso pieno di questi frutti - e anche di come spesso siano stati sorpresi e massacrati dai civilizzatori proprio mentre li raccoglievano.
E già qui, ce ne sarebbero di considerazioni da fare. Ma poi non si ferma più, Thoreau. E pizzicando in qua e là, ecco i ragionamenti sui nomi che si danno alle specie in natura; sugli interessi economici cui vorremmo assoggettare ciò che la natura ci offre spontaneamente - che cosa accadrà del vero valore della vita rurale quando sarete costretti ad andare a comprare al mercato?; sul dilagare della proprietà privata che si prende i boschi che dovrebbero essere di tutti; sulla gioia e la libertà dell'andare a mirtilli che stiamo per perdere, perdendo il controllo del nostro tempo; sull'importanza di garantire nelle nostre città spazi naturali aperti a un uso pubblico, soprattutto se dentro di esse c'è una collina oppure un fiume - perché un fiume non serve soltanto per galleggiarci sopra; sull'importanza di incoraggiare una diversa divisione del lavoro, non tra uomo e uomo, ma nel tempo di ognuno di noi, da dividere tra la biblioteca e il campo di mirtilli; e ancora, sulla necessità di vivere le stagioni, anzi, di assecondarle.
Lasciatevi portare dal vento - dice il grande di Concord - rinverdite a primavera, fatevi gialli e maturi in autunno. Dissetatevi dell'influsso di ogni stagione.....
E io sottolineo, annoto, non ho voglia di mettere via questo libro. Lo tengo a vista, sicuro che ogni tanto potrò raccogliervi qualcosa, come spero di poter fare in un campo di mirtilli. Piccole cose che fanno la differenza.
Forse il succo - intendo di questo straordinario libretto, non dei mirtilli del titolo - è tutto qui: e si capisce subito che è un succo salutare, che è bene tenere sempre a portata di mano. Provare per credere. E se non sapete quanto sia bello andare a raccogliere i frutti di boschi, intanto sperimentate queste pagine.
Da anni torno a Henry David Thoreau, in lui cerco consiglio e ispirazione, comunque un occhio diverso e migliore per considerare la mia vita di città, la velocità e gli ingorghi dei miei giorni, gli eccessi e le presunzioni della società cui appartengo. Tante volte ho provato a immaginarmi suo compagno di cammino, nell'immensità di un bosco o sulle sponde di un lago. Però un'opera come questa - Mirtilli o l'importanza delle piccole cose (Lindau editore) - non l'avevo ancora scovata. Ancora più sorprendente, perché da essa non è che mi aspettassi molto.
Invece in questa ottantina di pagine o poco più Thoreau è riuscito a spiazzarmi, non con le sue idee, ma con il suo modo di consegnarmele. Partendo da ciò che è piccolo - apparentemente trascurabile - per poi spalancarmi una straordinaria visione del mondo che è anche il mio - diciamo discretamente peggiorato in diverse delle tendenze che Thoreau già individua e denuncia.
All'inizio anche questo libretto sembra trascurabile: una dissertazione sui mirtilli che negli Stati Uniti crescono ovunque, con tanto di osservazioni sulle varie specie. Come parlare di funghi a una società micologica. Ma poi lo scenario muta nel giro di poco, Thoreau è l'atleta che all'inizio risparmia le forze per allungare alla prima distrazione altrui.
Ecco, comincia: e già acquista un altro passo quando parla dell'amore per i mirtilli dei popoli indiani, di come li usano per alimentarsi, di come sono entrati nel loro immaginario - pare che alcuni di loro pensino a un paradiso pieno di questi frutti - e anche di come spesso siano stati sorpresi e massacrati dai civilizzatori proprio mentre li raccoglievano.
E già qui, ce ne sarebbero di considerazioni da fare. Ma poi non si ferma più, Thoreau. E pizzicando in qua e là, ecco i ragionamenti sui nomi che si danno alle specie in natura; sugli interessi economici cui vorremmo assoggettare ciò che la natura ci offre spontaneamente - che cosa accadrà del vero valore della vita rurale quando sarete costretti ad andare a comprare al mercato?; sul dilagare della proprietà privata che si prende i boschi che dovrebbero essere di tutti; sulla gioia e la libertà dell'andare a mirtilli che stiamo per perdere, perdendo il controllo del nostro tempo; sull'importanza di garantire nelle nostre città spazi naturali aperti a un uso pubblico, soprattutto se dentro di esse c'è una collina oppure un fiume - perché un fiume non serve soltanto per galleggiarci sopra; sull'importanza di incoraggiare una diversa divisione del lavoro, non tra uomo e uomo, ma nel tempo di ognuno di noi, da dividere tra la biblioteca e il campo di mirtilli; e ancora, sulla necessità di vivere le stagioni, anzi, di assecondarle.
Lasciatevi portare dal vento - dice il grande di Concord - rinverdite a primavera, fatevi gialli e maturi in autunno. Dissetatevi dell'influsso di ogni stagione.....
E io sottolineo, annoto, non ho voglia di mettere via questo libro. Lo tengo a vista, sicuro che ogni tanto potrò raccogliervi qualcosa, come spero di poter fare in un campo di mirtilli. Piccole cose che fanno la differenza.
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