Vale sempre la solita storiella di Talete, il filosofo della Ionia che con la testa fissa alle stelle non si accorse del pozzo e ci cadde dentro, finendo non solo ammaccato ma anche deriso dalla sua serva. In attesa che piovano smentite è sempre così, non si scherza con le controindicazioni della filosofia nella vita quotidiana.
Ma se a smentire sarete voi, pensate a quando vostro figlio vi confesserà cosa ha scelto all'università. Direte anche voi che con la filosofia non si mangia? Che è anche vero, benché la filosofia sia di sicuro in buona compagnia, pensate che io volevo fare l'archeologo.
Diciamo che questa può essere la giusta premessa per immergersi nella lettura de La Luna Viola, il libro con cui Andrea Serra si ripropone dopo Frigorifero Mon Amour, sempre per Miraggi Edizioni. Per brio e intelligenza un bis atteso e concesso, ma questa volta con qualcosa di più. Perché Andrea, mentre racconta le sue vicende di padre e marito contemporaneo (o postmoderno?), accende tutte le miccie dell'umorismo, ma pone anche questioni maledettamente serie.
Sì, è un insegnante di filosofia costretto a fare i conti con la moglie che vola basso e con due figlie - Luna e Viola - poco disposte all'armistizio; con spese che lievitano e vacanze al mare che sono scelta scellerata. Ma com'è che di punto in bianco spuntano strani personaggi come Giordano Bruno, Giacomo Leopardi e Platone?
Alto e basso, umano e divino, farsa e tragedia, ma anche molte altre coppie di opposti si agitano in queste pagine, che non a caso si completano con un Dizionario lunatico dei nomi e degli incantesimi per apprendisti filosofi e con una Bibliografia sragionata.
Si ride, si pensa e addirittura ci si commuove, in queste pagine, lievi e profonde allo stesso tempo, dove il pensiero più solido, se non precipita nel pozzo assieme a chi lo pensa (portatore sano?), si fa volentieri poesia, autoironia, a volte magia.
Non so bene come classificare La Luna Viola di Andrea Serra. Meglio così, anche nei miei studi al liceo provavo allergia per i filosofi più pronti alla classificazione, tipo Aristotele e Kant. Figurarsi i libri, che più sfuggono, meglio è. Si lasciano semplicemente leggere.
Ma se a smentire sarete voi, pensate a quando vostro figlio vi confesserà cosa ha scelto all'università. Direte anche voi che con la filosofia non si mangia? Che è anche vero, benché la filosofia sia di sicuro in buona compagnia, pensate che io volevo fare l'archeologo.
Diciamo che questa può essere la giusta premessa per immergersi nella lettura de La Luna Viola, il libro con cui Andrea Serra si ripropone dopo Frigorifero Mon Amour, sempre per Miraggi Edizioni. Per brio e intelligenza un bis atteso e concesso, ma questa volta con qualcosa di più. Perché Andrea, mentre racconta le sue vicende di padre e marito contemporaneo (o postmoderno?), accende tutte le miccie dell'umorismo, ma pone anche questioni maledettamente serie.
Sì, è un insegnante di filosofia costretto a fare i conti con la moglie che vola basso e con due figlie - Luna e Viola - poco disposte all'armistizio; con spese che lievitano e vacanze al mare che sono scelta scellerata. Ma com'è che di punto in bianco spuntano strani personaggi come Giordano Bruno, Giacomo Leopardi e Platone?
Alto e basso, umano e divino, farsa e tragedia, ma anche molte altre coppie di opposti si agitano in queste pagine, che non a caso si completano con un Dizionario lunatico dei nomi e degli incantesimi per apprendisti filosofi e con una Bibliografia sragionata.
Si ride, si pensa e addirittura ci si commuove, in queste pagine, lievi e profonde allo stesso tempo, dove il pensiero più solido, se non precipita nel pozzo assieme a chi lo pensa (portatore sano?), si fa volentieri poesia, autoironia, a volte magia.
Non so bene come classificare La Luna Viola di Andrea Serra. Meglio così, anche nei miei studi al liceo provavo allergia per i filosofi più pronti alla classificazione, tipo Aristotele e Kant. Figurarsi i libri, che più sfuggono, meglio è. Si lasciano semplicemente leggere.
A me è capitato di pensare ' se mio padre mi avesse detto di fare Matematica, anziché Filosofia, all'università,la mia vita sarebbe diversa.' All'epoca ero indecisa e con una vacanza a Bose ho scelto la signora che è inutile in sé e per sé. A posteriori ancora non so se sia stata una scelta buona. E sono trascorsi quindici anni da all'ora. Chiedo gentilmente aiuto per iscrivermi alle newsletter di questo blog scoperto ora. Grazie
RispondiEliminaA proposito di Aristotele e di Kant: i professori di Padova me li hanno fatti conoscere e apprezzare. Sono attuali,a mio avviso, nell'umanità che intuisco ispirare le loro parole scritte.
RispondiElimina