"Ho raccolto fiori solo per deporli sulla mia infelicità?" mi domandai, e il mazzolino mi cadde di mano. M'ero alzato per ritornare a casa: era già tardi, e tutto si era fatto buio
Tutto si è fatto buio, eppure sono frasi come queste che illuminano le pagine di Robert Walser, uno dei più grandi scrittori del Novecento europeo, genio e tormento come un altro grande, Dino Campana, a cui lo accomuna lo spirito del vagabondaggio.
Proprio come Dino anche Robert prendeva e partiva, provava a sciogliere nel cammino le sue ansie, Così stemperava l'inquietudine, calmierava in qualche modo il male di vivere. Era comunque più forte il suo sguardo sulle cose e sulle persone, la sua capacità di incuriosirsi e sorprendersi. I passi erano cura, possibilità, tregua.
Tutto questo ritrovo dentro La passeggiata (Adelphi), testo breve che lascia emozioni durature, metafora di un nomade nella scrittura e nella vita, allo stesso tempo esperienza reale di un uomo che incamminandosi non volta le spalle al labirinto dei suoi giorni ma sa riconoscerlo come casa da abitare.
Segretamente - dice Robert - ogni sorta di pensieri e d'idee seguono di soppiatto colui che passeggia.
E anche a me viene di seguirlo di soppiatto, in questa passeggiata nei dintorni di una placida cittadina della Svizzera - tra le mucche e i tetti spioventi - a cercare la sua compagnia mentre si perde e si ritrova, incontra e si incontra.
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