Potrebbe essere la storia di una predilezione letteraria che vira verso l'ossessione. Oppure di una relazione che non riuscirà mai a diventare incontro, anche quando di uno dei due si tratterà solo di rendere omaggio alla tomba.
Ma andiamo per ordine, cominciando così: Verso Samoa. Sulle tracce di Stevenson di Marcel Schwob - opportunamente riproposto da Tarka, casa editrice non nuova a sorprese del genere - è di sicuro un caposaldo nella storia della letteratura di viaggio. Ma lo è perché è molte altre cose insieme: non solo descrizione di luoghi, ma scrittura che mette in discussione il nostro modo di vedere il mondo e di raccontarlo; resoconto di un fallimento; corrispondenza con una persona amata; regolamento di conti con un autore che a un certo punto entra dentro la vita e non se ne va più via.
Marcel Schwob: un erudito francese, che sta dentro la letteratura come dentro il liquido amniotico. Consiglio vivamente le sue Vite immaginarie, lampi di biografie inventate ma solo fino a un certo punto, ritratti fulminanti che prendono spunto da pagine più o meno dimenticate.
Robert Louis Stevenson: semplicemente l'uomo che ci ha fatto sognare con i suoi romanzi. Da ragazzi e da adulti che si sono tenuti stretti la capacità di fantasticare dei ragazzi.
Marcel è un sedentario che viaggia sui libri, Robert Louis un nomade per vocazione che trascina lontano i suoi lettori. Un giorno Marcel si è tuffato nell'Isola del Tesoro e non ne è più venuto fuori. Capii allora che avevo subito il potere di un nuovo creatore di letteratura e che il mio spirito sarebbe stato ossessionato da immagini dai colori mai visti e da suoni non ancora ascoltati.
Tra i due inizia una corrispondenza, ma i due non avranno mai modo di incontrarsi. Poi un giorno Marcel salperà, direzione Samoa, il luogo dove Robert Louis ha finito i suoi giorni. E di questo viaggio riferisce nelle lettere alla moglie che questo libro raccoglie. Lui, il non viaggiatore di cui un giorno dirà Jules Renard: Legge delle storie di filibustieri e di corsari, quest'uomo che, anche in frac, ha sempre l'aria di essere in veste da camera.
Avrà modo di raccontare Gibuti, Aden, Ceylon e molti altri posti. Verificherà di persona che tutte le affermazioni sulla bellezza di Samoa sono bugie e che invece c'è molto da imparare dagli indigeni, ci sarà finché la loro culturà potrà in qualche modo resistere. Denuncerà con parole alte, appassionate, il feroce razzismo degli uomini bianchi, il modo con cui gli stessi francesi, a dispetto della loro Rivoluzione, si dimostrano campioni di disumanità.
E' partito per salutare la tomba di Stevenson, in cima al monte. Ma a Samoa si ammala gravemente, rimane tra la vita e la morte, non riesce a realizzare il suo grande desiderio, a differenza di quanto potranno fare altri come Jack London, Somerset Maugham, Hugo Pratt.
Ma a volte è proprio ciò che non si resce a fare in un viaggio che dà il senso al quel viaggio. E in questo modo Marcel scriverà dell'uomo che gli ha regalato il piacere estremo della lettura:
Egli resta per me contornato da una aura di sogno.
Nessun commento:
Posta un commento