domenica 21 marzo 2021

Sorpresa, dici entomologia, intendi poesia

 


Non vado a caccia d'insetti come una creatura superiore che dall'alto allunga la sua mano, bensì sprofondo in un abisso esposto all'incontro con l'imprevisto, l'atteso, la sospensione del sapere in un limbo d'incredulità.

Dici entomologia e la prima cosa che viene in mente, se non sei nella ristretta cerchia dei cultori, è una disciplina impastata di noia, senza sussulti. Esamini, ordini, classifichi, pare una burocrazia della scienza. In fondo non sai dire nemmeno perché: a cosa servono quelle collezioni di insetti, quegli avanzi di vita conservati in barattoli o trafitti da spilli? 

Poi ti capita in mano un libro come questo, Memorie dal sottobosco di Tommaso Lisa, sottotitolo che tra l'altro fa suonare un campanello di allarme: un coleottero dei funghi. Attenzione, non sarà mica una trattazione da bollettino per specialisti? 

Ma no, prima di tutto esce per Exòrma, che con i suoi Scritti Traversi raro deluda, piuttosto ci regala sguardi obliqui sulle pieghe del pianeta, linguaggi fuori dal consueto. Tommaso Lisa, scopri, coltiva l'entomologia fin da ragazzino e crescendo non pare aver perso una briciola di quella passione. E' dottore di ricerca in lettere, si occupa di poesia, ha scritto su Eugenio Montale, Edoardo Sanguineti, Valerio Magrelli

Attacchi il libro e, sorpresa, ti viene incontro Ludwig Wittgenstein, il suo esperimento col coleottero chiuso nella scatola che in realtà è un esperimento sul modo con cui proviamo a definire il mondo adoperando il bisturi delle parole. 

Sarà che tra entomologia e poesia c'è qualcosa in comune, qualcosa che nella sospensione di questo debutto di primavera mi viene da chiamare affinità elettiva? Sarà che l'una e l'altra in fondo maneggiano il bisogno di bellezza?

Comunque in questo libro mi ci sono tuffato dentro, sfidando nomenclature, descrizioni, procedure della scienza che non sono mie -o forse sì, forse ora un po' di più. 

Mi ci sono tuffato dentro e mi sono lasciato accompagnare da quel ragazzino che tra le dune della spiaggia o tra i tronchi marciti di un bosco cercava il suo coleottero

E in questo modo mi sono lasciato tentare da nuove letture - perché queste pagine tessono fili che si fanno rete: titoli che mi mancano come Cacce sottili di Ernst Junger, titoli a cui vorrei tornare come il meraviglioso Inventario della casa di campagna di Piero Calamandrei. Senza dimenticare libri che mi hanno già dischiuso il senso di una passione che non avevo mai molto considerato: L'arte di collezionare mosche, per esempio, di Fredrik Sjoberg con i suoi sirfidi e la sua isoletta svedese da massima invidia. 

Poi, verso la fine, una sorpresa che mi riguarda. Ecco che spunta anche Enrica Calabresi, l'entomologa di cui tanti anni fa ho raccontato la vita. Non perché entomologa - questo almeno all'inizio rappresentava una circostanza marginale - ma perché donna cancellata dalla persecuzione nazista

Mi aveva toccato la sua storia di scienziata che aveva trascorso la vita a classificare - cioè a nominare - gli esseri viventi, per poi essere lei stessa cancellata persino nel nome. Avevo capito meno la passione che - proprio come entomologa - l'aveva animata anche nei momenti più duri. 

Ora, attraverso il libro di Tommaso, mi pare di comprendere qualcosa di più. E questo qualcosa ha davvero a che vedere, con la bellezza, con la poesia, soprattutto con la tenacia della vita che resiste, insiste, della vita che è formicolio, riproduzione, futuro, malgrado tutto.

 Lezione anche per oggi, anche per questi tempi così faticosi. 



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