mercoledì 28 aprile 2021

E questo è niente, c'è un'altra vita davanti


 Ci sono libri che sono come visite inattese: bussano alla porta di casa e non sai bene che cosa ne verrà fuori. Piombano tra le letture che non avevi messo in conto, ne scompigliano l'ordine. Potenza della curiosità e direi anche del passaparola tra buoni lettori, lettori amici. La scoperta di uno diventa la scoperta dell'altro: e quasi sempre è in questo modo che ci ritroviamo sotto gli occhi i libri che più finiranno per contare. 

 Ecco, più o meno è andata così con E questo è niente di Michele Cecchini (Bollati Boringhieri): sono bastate poche pagine per riconoscere una voce particolare, vera, una voce che sa raccontare e che si fa ascoltare. 

Voce che mi ha portato lontano, ma poi non troppo, perchè mi sono ritrovato negli anni Sessanta del secolo scorso, nella campagna toscana che è anche la mia campagna, quella da fiorentino in gita. Ma la lontananza non è solo una questione di tempo e di luogo, è la distanza che bisogna percorrere tutta per entrare dentro una storia, per farsi persona, anzi, per dare parola proprio a quella persona. 

Michele è riuscito nell'impresa di darla a un ultimo tra gli ultimi, in un'epoca in cui per un ultimo così tutto era ancora più difficile. Perché Giulio ha sedici anni, ma ne dimostra almeno la metà. Durante il parto il maledetto forcipe lo ha devastato, è tetraplegico. "Un coso che ha due braccia e due gambe, ma non funziona nulla", e quanto è toscana questa espressione, coso. E' immobilizzato su un lettino che più giusto sarebbe chiamare prigione. Però osserva, studia gli adulti intorno a lui, legge a suo modo la realtà e a suo modo la reinventa e ce la restituisce. 

 In quegli anni una persona così era solo un errore di natura, vergogna da nascondere, grattacapo cui riservare la stessa attenzione domandata dai canarini in gabbia. Perchè qualcosa iniziasse a cambiare - come per i matti quando c'erano dei manicomi - ce n'è voluto di cuore e di coraggio. Doveva arrivare qualcuno che si levava in piedi, per sfidare luoghi comuni, per aprire un varco. 

Bene, questo libro, racconta anche un qualcuno così. Un "dottore alla rovescia" che sa vedere dove gli altri non riescono o non vogliono vedere, che sa regalare speranza e dignità. Una persona così è esistita davvero - era Adriano Milani, il fratello di don Lorenzo. Qui irrompe nel mondo di Giulio ed è come il vento che comincia a spirare in un'altra direzione. 

E così questa fiaba senza il fiabesco, questo romanzo tenero e crudele allo stesso tempo, sa mescolarsi anche alla verità dei fatti: ai gesti e alle parole che possono restituire un senso alla vita e riscattarla.




 

 

 

 

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