In fondo tutta la nostra vita potrebbe essere raccontata attraverso i viaggi: il primo viaggio da bambini, il viaggio della maturità, la prima volta in un altro continente...
Questa è la consapevolezza che guida l'ultimo libro di Andrea Bocconi, bello e pregnante già nel titolo - Io, altrove (Ediciclo editore) - che allo stesso tempo suona come una dichiarazione di amore, una scelta di vita e il verso di una poesia. Andrea mette a frutto la sua lunga esperienza, non solo di viaggiatore e di scrittore, ma anche di psicoterapeuta e docente di lungo corso alla Scuola del Viaggio. E più che mai riesce a tener bene insieme questi suoi percorsi, in una trama comune di interessi, passioni, riflessioni: c'è tutto lui, in queste pagine che si possono leggere in molti modi, allo stesso tempo autobiografia e manuale, riflessione sul viaggio e sulla scrittura, forse anche terapia.
E se proprio il viaggio fosse il filo giusto da dipanare, per raccontare la nostra vita? In fondo buona parte dei nostri ricordi è legata proprio a quest'esperienza. Spesso si tratta proprio dei ricordi più vividi, a dispetto del tempo che passa: ovvio, visto che nel viaggio si accetta la scommessa dello spaesamento e diamo un altro ritmo, un altro senso alle nostre giornate.
E spesso è proprio cercando l'altrove che diventiamo qualcosa di diverso, come se oltrepassassimo confini interiori senza barriere e controllo documenti. Capita che solo la parola - la parola scritta - ce ne renda consapevoli.
E allora ecco Andrea, che ci accompagna nella sua vita perché anche noi si entri meglio nella nostra. Cosa intendiamo per casa? (domanda affatto scontata)? Qual è il primo viaggio che ricordiamo? Chi ci ha portato o con chi siamo andati? (concetti assai diversi) Quale posto hai sentito come un luogo dell'anima? (non è detto che ci si sia mai arrivati) C'è stato un viaggio che è stato come varcare la linea d'ombra dell'età adulta? (ci sto pensando) Cos'è il viaggio dal punto di vista del ritorno? (su questo sto scrivendo un libro) E degli amori da vacanza che hai da dire? (punto dolente, a cui mi sottraggo).
Con tanto di esercizi, uno dei quali mi sta particolarmente a cuore. Scrivete di una città dove non siete mai stati, suggerisce Andrea. Poi andateci e osservate se la realtà è all'altezza del vostro racconto. Se qualcosa non torna, modificate la città, non lo scritto.
In effetti qualcosa di più di un esercizio. Piuttosto una pratica di vita, una visione di altrove, non meno autentico.
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