Hanno ali le parole, ma non volano come gli uccelli, piuttosto come frecce, che solcano l'aria e puntano dritte al bersaglio. Era Omero a dire qualcosa del genere ed è come se questa convinzione fosse alla base di tutta la civiltà greca e quindi della nostra stessa civiltà, che bene o male lì affonda le sue radici.
Cercano il bersaglio le parole e lo trovano grazie alla maestria e alla fortuna di chi le scaglia. E in questo i greci furono maestri, con le loro opere teatrali che erano avvenimento di popolo, con la loro propensione a discutere in assemblea e nei tribunali, con i loro maestri che sapevano "rendere più forte il discorso più debole".
Qualcosa vorrà dire se il verbo che noi traduciamo "ubbidire" in realtà significa "essere persuaso". E alla parola che centra il bersaglio, persuade, convince, spinge a una decisione piuttosto che un'altra, è dedicato il libro di Laura Pepe, edito da Laterza, La voce delle sirene. I greci e l'arte della persuasione.
Eh sì, si inizia con le sirene che col loro canto seducono e fanno perdere chi ascolta - canto e incantesimo - ma poi si prosegue con Elena di Troia, con Pericle, con Socrate, con i sofisti sbeffeggiati nelle commedie di Aristofane...
Diceva per l'appunto uno di loro, Gorgia: "La parola è un grande sovrano, che con un corpo minuscolo e invisibile compie le imprese più divine"
Le imprese più divine e anche quelle più diaboliche, verrebbe da aggiungere. Perché la parola è arma potente, da maneggiare con cautela. Può ispirarsi al giusto - ma quante volte rovescia il giusto nell'ingiusto e viceversa - come piegarsi agli intenti più inconfessabili.
La persuasione: arte nobile, certo, rispetto a ben altri mezzi per piegare la volontà altrui, dono condiviso da cittadini che tali vogliono essere, nel prendere insieme decisioni. Ma anche strumento a disposizione dei demagoghi, dei bugiardi, dei sobillatori.
La Grecia antica - e soprattutto Atene - offre la storia degli uni e degli altri. Storia di altri millenni, ma anche storia nostra. Non è un libro per cultori del mondo classico, questo. Mette i piedi nel nostro tempo: e ci chiama alla consapevolezza dinanzi a chiunque ci domandi voti e fiducia.
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