Cominci le prime pagine e subito ti ronza per la testa quella frase di Tolstoi sulla famiglie che infelici lo sono ognuno a suo modo. E vai a sapere se è davvero così, se sia possibile anche solo trovare un punto fermo su cosa sia davvero una famiglia infelice, se tutto non sia più complicato, con la felicità che si annida nell'infelicità, l'infelicità che prorompe dalla felicità e i conti che comunque non tornano mai.
Poi vai avanti, tanto avanti che questo libro lo divori, arrivi di un fiato alla fine, ma già da molto prima capisci che la frase di Tolstoi non serve, è come minino inappropriata, perché ciò che si racconta non è una storia singolare e irripetibile, è una storia che mi riguarda, ci riguarda. Per questo è necessaria, per questo è qualcosa di più di una buona lettura. Non fosse che certe cose capitano, o non capitano, ma ciò che conta è saperle riconoscere, se possibile sottrarle al silenzio.
Ed è questo ciò che riesce a Giulio Perrone con America non torna più (HarperCollins), memoir famigliare e romanzo di formazione sincero fino alla crudeltà.
Un padre, un figlio e la sabbia della clessidra che si sta esaurendo per una malattia che non lascia scampo. Avanzano sgoccioli di tempo per scongiurare rimpianti e rimorsi. Ma è lunga la scia delle cose dette e non dette, fatte o non fatte, che comunque non sono andate come dovevano. Delle reciproche aspettative e delle relative delusioni. Chissà se ci sarà ancora modo, se finalmente tutto questo avrà il suo riscatto. Meno male che ogni tanto c'è almeno una battuta, un cenno di intesa, un'attenzione di più, un abbraccio, fosse solo per la vittoria della Roma.
Però io stesso mi rivedo in quel figlio che non è stato quello che i genitori avevano per la testa, anche se poi una sua strada nella vita l'ha comunque trovata. E che ha rifuggito responsabilità per poi, da genitore, scoprirsi non molto diverso dai suoi genitori, di cui nel frattempo ha scoperto insospettabili indizi di libertà e passione, all'età in cui davvero siamo fascio di possibilità.
Storia che si ripete, forse. Storia che ha fame di voci che sappiano raccontarle. Di parole precise, illuminanti, direi anche coraggiose. Giulio Perrone le ha trovate: e un po' lo invidio.
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