Quante cose ci sono dentro: queste pagine sono vento di parole che gira di colpo, magma di sentimenti che scende per molti rivoli, fantasia che non si stanca e fruga in continuazione nella vita. E' rivelazione, è sorpresa, Senza disturbare i tulipani di Federico Guerri, altro toscano che l'ottimo editore Spartaco propone ora nel suo catalogo.
Questo libro, sono sincero, mi ha incantato fin dal titolo - e dalla copertina. Fin dai personaggi che in esso prendono vita.
C'è il signor Alberto, vedovo dai capelli bianchi e anziano rider (lui senz'altro direbbe fattorino) che sa ben adoperare l'arma della gentilezza con i clienti più insopportabili; c'è Margherita, adolescente più saggia di tante sue coetanee - e se per questo anche di tanti miei coetanei - che ha trasformato una cabina telefonica dismessa in una sorta di porto delle Storie; c'è Simona, un tempo amica inseparabile di Margherita, a cui la stessa età non ha portato saggezza, semmai un dolore che scava dentro e produce fiele; e c'è Eva, signora centenaria che possiede una motocicletta della guerra di Hitler e vive in un lago di tempo dove si confondono le acque del passato, del presente, del futuro.
E i sentimenti, che vanno e vengono: sono come risacca. Le parole, che raccontano storie e possono riassumere una vita, non sempre ce ne vogliono molte. La nostalgia, che si fa arredare da molti oggetti che pare non ci siano più o non servano più - la cabina telefonica, ma anche la polaroid o il sidecar. E l'infanzia, che vien prima di ciò che in seguito distruggiamo con troppa disinvoltura.
E anche una gigantesca diga dei Paesi Bassi, che per quanto mi riguarda rammento di aver attraversato un giorno di venti potenti e di pensieri che intuivano la profondità. Una diga con cui gli olandesi prosciugarono il mare e crearono nuove terre, ma che nel libro di Federico richiama varie traiettorie di vita, vai a sapere poi cosa ne è rimasto.
Sogni - o promesse - di un campo di tulipani in fondo all'oceano. Perché non crederci? In fondo l'Olanda da secoli fa terra dell'acqua. Mai sottovalutare la forza dei desideri - e la tenacia dei racconti.
Ciò che conta è resistere al tempo. Difendere la nostra diga, non di cemento armato ma di memoria, per tenere fuori l'oceano dell'oblio.
"Quando qualcuno se ne va - scrive Federico - infiliamo il dito nel buco della diga e ce lo teniamo finché regge, per non dimenticare tutto".
Per non dimenticare e per trattenerlo con noi: con la potenza della narrazione che a volte si fa sorriso, a volte poesia.
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